Wednesday, June 27, 2007

New Hair Salon Letters

Istanbul Ankara - istanbul express


L ’una e dieci sul treno notturno diretto a Istanbul da Ankara mentre Omur dormicchia e io non fall asleep. The fever that will torture me since I arrived in Turkey?

The trip from Damascus to Ankara, the day before yesterday, it was a nightmare of the worst. From the first moment. I arrived at the terminal Harasta, Ahmad Mazen and his friend enter the office of the Turkish company and a fat lady with makeup and loose sweat begins by saying: "But who told you that there are buses to Ankara today? I'm sorry, but the office where you bought the ticket probably did not know. You can stay in Antakya (Turkey, Syrian border) three or four days. "I am incredulous and angry Ahmad, try to understand best, nothing. The words "we go to another office" another employee says "ok, ok, no place." Damascena Madness!
Greetings quick and Ahmad moved with a nervous, finally giving birth, not knowing when I get blessed in the Turkish capital. Two hours
net of bureaucratic troubles at the border - and I did not even need a visa - and five o'clock in the morning, to Antakya. "The bus to Ankara is at eight," he said. But come the enormous terminal (already seen four months ago with Nancy) tell me that there is no room till 10:30. Then wait five hours and go surfing with wireless station, with a Korean parlicchiando around Asia and a friendly family Tajik.
Way to coach another 10 hours to the northwest: and the dawn of the eight and a half (at night) finally arrived in Ankara. I highly recommend to anyone wishing to travel from Syria to Turkey to consider the alternative train.

And the disastrous consequences of the trip we saw the body of exile soon Misafir (to put it in Turkish): fever the next morning, and it is not yet fully passed. So how to describe these first two days in Turkey? Much time locked in the house, trying to rest, with the company of dear friend and Omur nice mom.
fever or not, last night we went out to see some 'nightlife nell’enorme capitale turca. E ne è valsa decisamente la pena: al club If davano un bel concerto di musica jazz ritmata: locale carino e amici di Omur altrettanto simpaticissimi.
Arrivare ad Ankara è stato un po’ uno choc. Quasi cinque mesi di vita damascena, e sono catapultato nella più moderna delle capitali mediorientali. Ragazzi e ragazze vestite normalmente – all’occidentale per così dire -, veli quasi inesistenti, tanto alcool, calorose effusioni d’amore in pubblico. Continuo a ripetermi che non ha senso fare paragoni con Damasco, con la sua cultura e le sue tradizioni, specialmente se mi trovo in uno dei posti più ricchi della Turchia. Ma sono due mondi completamente opposti. E così vicini.
Cosa piuttosto preoccupante, lo confesso, almeno un 15% del mio cervello dentro di me si è detto “Dio, quando sono scostumate queste ragazze”.

Oggi pomeriggio visita al mausoleo di Atatürk e al centro storico di Ankara, in giro con la splendida Ford anni ’60 di Gamze – eccentrica quanto adorabile migliore amica di Omur. Davvero maestoso e di una sobrietà razionalista l’Anitkabir dedicato al fondatore della Turchia moderna. Mostra davvero tutto il rispetto e l’amore che il suo popolo prova verso di lui. Non conosco abbastanza questo paese, ma trovo davvero interessante come ancora oggi dopo quasi cento anni Atatürk sia considerato ancora un punto di riferimento così importante per la politica e la vita di questo paese. Tra parentesi, il 22 luglio la Turchia vota per il nuovo parlamento: quadro politico complesso e contraddittorio – come tutto per questo paese, mi sembra. Nazionalisti contro islamici, e un partito socialista ancora non pienamente nelle sue forze. E un universo di minoranze poco considerate.
Il museo della guerra di indipendenza è impressionante: riproduce in tre dimensioni i momenti più epici delle battaglie tra turchi, francesi, inglesi e greci, durante la prima guerra mondiale. E descrive la nascita dello stato turco, con i cambiamenti sociali, religiosi, linguistici che questa comportò. Mi dispiace aver notato subito che nessun riferimento è stato fatto né a curdi né a ad armeni né ad altra minoranza alcuna.
Il castello, circondanto dall’unica parte antica di Ankara, è davvero bello, e offre una vista completa dell’infinita capitale. Che sinceramente mi aspettavo peggio, da come me l’avevano descritta molto spesso. Moderna, pulita , anche abbastanza verde, e viva.
Ma sono molto curioso di vedere Istanbul.

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